Obiettivo
Obiettivo
Stimolare una riflessione negli adolescenti sulle relazioni intrattenute con i compagni (in classe e sui social media), sviluppare la capacità di assumere la prospettiva dell’altro e di rispondere in maniera empatica.
Stimolare una riflessione negli adolescenti sulle relazioni intrattenute con i compagni (in classe e sui social media), sviluppare la capacità di assumere la prospettiva dell’altro e di rispondere in maniera empatica.
Metodo
Metodo
Circle time: la classe è disposa in cerchio, l’attività si apre con la lettura di uno spezzone di “Ti prendo e ti porto via” di Niccolò Ammaniti (Mondadori, pag. 51).
In quella scuola esistevano delle caste chiuse (e ditemi se nella vostra scuola non esistevano), un pò come in India. I poveracci (Cagasotto Fifoni Merdacce Finocchi Negri e così via). I normali e fighi.
I normali potevano finire nel fango e diventare poveracci, oppure elevarsi e trasformarsi in fighi, stava a loro. Ma se il primo giorno di scuola ti prendevano la cartella e te la buttavano fuori dalla finestra e ti nascondevano i gessetti nel panino allora eri un poveraccio, non c'erano santi, lì dovevi rimanerci per i successivi tre anni (e se non stavi attento, per i successivi sessanta), e potevi scordartelo, di diventare normale.
Così andavano le cose.
Una volta terminata la lettura, l’attività prosegue con una discussione libera (moderata dal conduttore) a partire da alcune domande-stimolo che il conduttore lancia alla classe (a scelta tra le seguenti):
- Nella vostra scuola ci sono delle situazioni simili? Se sì, in cosa? Se no, in cosa?
- Avete mai provato l’esperienza di essere popolari? Come ci si sente?
- E quella di essere esclusi o rifiutati? Come ci si sente?
- Secondo voi si può essere popolari o esclusi/rifiutati anche sui social media?
- Come si diventa popolari nella vita reale e virtuale?
- Come ci si ritrova esclusi/rifiutati nella vita reale e virtuale? (il conduttore può tenere a mente che nel porre domanda l’attenzione può andare sia alle azioni che gli altri fanno attivamente per escludere qualcuno, ma allo stesso tempo anche alle azioni che il singolo può fare per non esporsi, proteggersi e che lo possono portare ad autoescludersi, soprattutto nelle dinamiche on line in cui non esporsi è anche più facile).
- Provate a pensare alla vostra vita relazionale, virtuale e reale… vi capita mai di pensare a come i vostri comportamenti possono influenzare i vostri compagni (es. facendoli stare bene, facendoli sentire apprezzati, oppure facendoli stare male, facendoli sentire esclusi, rifiutati, sminuiti)?
- Ci sono dei campanelli di allarme a cui si potrebbe prestare attenzione per capire se qualcun altro sta male nella vita on line e in quella on life?
- Oltre alle esperienze di esclusione/rifiuto vi vengono in mente altre situazioni che si possono vivere che possono causare sofferenza ai vostri coetanei?
Circle time: la classe è disposa in cerchio, l’attività si apre con la lettura di uno spezzone di “Ti prendo e ti porto via” di Niccolò Ammaniti (Mondadori, pag. 51).
In quella scuola esistevano delle caste chiuse (e ditemi se nella vostra scuola non esistevano), un pò come in India. I poveracci (Cagasotto Fifoni Merdacce Finocchi Negri e così via). I normali e fighi.
I normali potevano finire nel fango e diventare poveracci, oppure elevarsi e trasformarsi in fighi, stava a loro. Ma se il primo giorno di scuola ti prendevano la cartella e te la buttavano fuori dalla finestra e ti nascondevano i gessetti nel panino allora eri un poveraccio, non c'erano santi, lì dovevi rimanerci per i successivi tre anni (e se non stavi attento, per i successivi sessanta), e potevi scordartelo, di diventare normale.
Così andavano le cose.
Una volta terminata la lettura, l’attività prosegue con una discussione libera (moderata dal conduttore) a partire da alcune domande-stimolo che il conduttore lancia alla classe (a scelta tra le seguenti):
- Nella vostra scuola ci sono delle situazioni simili? Se sì, in cosa? Se no, in cosa?
- Avete mai provato l’esperienza di essere popolari? Come ci si sente?
- E quella di essere esclusi o rifiutati? Come ci si sente?
- Secondo voi si può essere popolari o esclusi/rifiutati anche sui social media?
- Come si diventa popolari nella vita reale e virtuale?
- Come ci si ritrova esclusi/rifiutati nella vita reale e virtuale? (il conduttore può tenere a mente che nel porre domanda l’attenzione può andare sia alle azioni che gli altri fanno attivamente per escludere qualcuno, ma allo stesso tempo anche alle azioni che il singolo può fare per non esporsi, proteggersi e che lo possono portare ad autoescludersi, soprattutto nelle dinamiche on line in cui non esporsi è anche più facile).
- Provate a pensare alla vostra vita relazionale, virtuale e reale… vi capita mai di pensare a come i vostri comportamenti possono influenzare i vostri compagni (es. facendoli stare bene, facendoli sentire apprezzati, oppure facendoli stare male, facendoli sentire esclusi, rifiutati, sminuiti)?
- Ci sono dei campanelli di allarme a cui si potrebbe prestare attenzione per capire se qualcun altro sta male nella vita on line e in quella on life?
- Oltre alle esperienze di esclusione/rifiuto vi vengono in mente altre situazioni che si possono vivere che possono causare sofferenza ai vostri coetanei?
Materiali e tempistiche
Materiali e tempistiche
Il testo da leggere; eventualmente materiale per gli appunti.
Il testo da leggere; eventualmente materiale per gli appunti.
Varianti
Varianti
Spunti per la ripresa
Spunti per la ripresa
Per vivere relazioni efficaci occorre allenare la capacità di riflettere sulle proprie azioni ed emozioni e anche su quelle degli altri.
Non sempre questo compito è facile perché comprendere le emozioni degli altri richiede uno sforzo cognitivo importante, ma anche una buona capacità osservativa, tempo, energia e volontà. Solamente quando si diventa capaci di “vedere” l’altro si possono costruire relazioni autentiche e soddisfacenti per entrambi.
Diventare maggiormente consapevoli degli stati emotivi altrui può orientare nel comprendere le conseguenze sugli altri del proprio agire. Questo può aiutare l’adolescente a non comportarsi impulsivamente, ma a sospendere l’azione per decidere quale comportamento adottare nelle diverse situazioni.
Curare e coltivare la relazione presuppone quindi il diventare protagonisti attivi ed impegnarsi per costruire legami duraturi, autentici e significativi, non solo basati sull’approvazione e sull’apprezzamento, ma su una maggiore consapevolezza di sé e dell’altro.
Per vivere relazioni efficaci occorre allenare la capacità di riflettere sulle proprie azioni ed emozioni e anche su quelle degli altri.
Non sempre questo compito è facile perché comprendere le emozioni degli altri richiede uno sforzo cognitivo importante, ma anche una buona capacità osservativa, tempo, energia e volontà. Solamente quando si diventa capaci di “vedere” l’altro si possono costruire relazioni autentiche e soddisfacenti per entrambi.
Diventare maggiormente consapevoli degli stati emotivi altrui può orientare nel comprendere le conseguenze sugli altri del proprio agire. Questo può aiutare l’adolescente a non comportarsi impulsivamente, ma a sospendere l’azione per decidere quale comportamento adottare nelle diverse situazioni.
Curare e coltivare la relazione presuppone quindi il diventare protagonisti attivi ed impegnarsi per costruire legami duraturi, autentici e significativi, non solo basati sull’approvazione e sull’apprezzamento, ma su una maggiore consapevolezza di sé e dell’altro.